Gaeta barche

Gaeta è un comune italiano, chiamata anche La Perla del Tirreno. Le origini del nome sono avvolte nella leggenda

Virgilio, nell’Eneide trovò la sua origine nel nome della nutrice di EneaCaieta, sepolta in quel sito durante il suo viaggio. Dante Alighieri, quasi a significare la storicità dell’Eneide, confermò l’avvenimento. Diodoro Siculo collegò il territorio gaetano al mito degli Argonauti facendo derivare il nome della città da Aietes, mitico padre di Medea (nipote di Circe), la maga innamorata di Giasone.

Tuttavia il  nome potrebbe derivare dal termine “καϊέτα” (Caieta) usato dagli antichi greci per indicare ogni cosa cava, con chiaro riferimento all’ampia insenatura del golfo stesso.

Una misteriosa spaccatura tra i faraglioni di Monte Orlando, un antro segreto in cui, nel Medioevo, le navi dei pirati saraceni trovavano riparo, pronte ad attaccare le navi di passaggio per depredarle dei loro tesori. Secondo la tradizione cristiana la Montagna spaccata di Gaeta si sarebbe formata, quando Gesù Cristo esalò il suo ultimo respiro. Un’impronta di una mano impressa nella parete della montagna lascia spazio alla leggenda della mano del Turco. Immergiti con noi in un tour di due ore dedicato alla scoperta delle grotte di Gaeta e delle loro leggende!

Lungo la scalinata che porta nelle viscere della Montagna Spaccata sulla destra, si può osservare  una iscrizione in latino e sopra di essa, un’ impronta di una mano traslucida impressa nella roccia, che la leggenda vuole sia appartenuta ad un marinaio turco . Il miscredente era scettico sull’origine sacra delle spaccature della montagna, ma non appena appoggiò, la mano sulla roccia questa, secondo la leggenda, si liquefò all’istante come cera sotto le sue dita, lasciando così l’impronta della mano e delle 5 dita che ancora adesso è possibile vedere. Data la natura di queste insenature si suppone che nel Medioevo, trovarono rifugio tra le fenditure di questo strategico promontorio, navi di pirati saraceni pronti ad attaccare di sorpresa le navi in transito, al fine di depredarle dei loro carichi.

 

Questa spiaggetta è esposta al sole dalla mattina fino al tardo pomeriggio, è circondata dal verde, ricreando uno scenario quasi paradisiaco; l’acqua è  limpida tanto che la fauna marina può essere individuata a occhio nudo. Non a caso, nel I secolo d.C. venne scelta dal console romano, Gneo Fonteo , come “cellula” della sua lussuosa dimora; Le rovine della villa romana sono visibili in alcune parti sia in superficie che in acqua.

 Anche attorno alle origini della Nave di Serapo ruotano diverse leggende: sarebbe la nave di Ulisse trasformata in pietra dall’ira di Circe abbandonata oppure quella di un capitano che avrebbe subito la medesima sorte dopo che, durante una processione in onore della Madonna, avrebbe assunto degli atteggiamenti irriverenti.

Nel tratto di costa fra la spiaggia di Fontania e la caletta che precede la spiaggia dei Quaranta Remi troviamo “POZZO DEL DIAVOLO”, è una grotta a sviluppo verticale di origini vulcaniche. La tradizione vuole, che il Diavolo, dopo la frattura della Montagna Spaccata, decise di rintanarsi negli inferi lasciando aperta proprio questa bocca, da cui pare che sia possibile sentire i suoi lamenti soprattutto nei giorni di mare agitato. 

La spiaggia dei 40 remi, è un’insenatura molto piccola, un ritrovo per amanti della natura, degli sport acquatici e dell’escursionismo. La sua anima selvaggia emerge dal fatto che non è, raggiungibile a piedi. Per visitarla bisogna arrivarci esclusivamente a nuoto, in canoa o in barca: il suo curioso nome deriverebbe proprio dal fatto che sono necessarie “40 remate” partendo dagli approdi vicini; secondo un’altra versione, però, i 40 remi sarebbero una misura della sua lunghezza.

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